20.01.2022

Recensione del libro “Cecità” di José Saramago

Analisi e commento del Gruppo di Lettura della Biblioteca Borgo Chiese

Recensione del libro “Cecità” di José Saramago

Alcuni conducenti sono già balzati fuori, disposti a spingere l’automobile in panne fin dove non blocchi il traffico, picchiano furiosamente sui finestrini chiusi, l’uomo che sta dentro volta la testa verso di loro, da un lato, dall’altro, si vede che urla qualche cosa, dai movimenti della bocca si capisce che ripete una parola, non una, due, infatti è così, come si viene a sapere quando qualcuno, finalmente, riesce ad aprire uno sportello, Sono cieco.

Siamo ripartiti col Gruppo Lettura dopo la pausa natalizia con un libro provocatorio, di non facile lettura ma ricco di spunti di riflessione. In un tempo e un luogo non precisati, all’improvviso l’intera popolazione diventa cieca a causa di un’inspiegabile epidemia. Chi è colpito da questo male si trova come avvolto in una nube lattiginosa e non ci vede più. Le reazioni psicologiche degli anonimi protagonisti (i nomi non verranno mai detti) sono devastanti, con un’esplosione di terrore e violenza crescente, e gli effetti di questa misteriosa patologia sulla convivenza sociale risulteranno drammatici. I primi colpiti dal male vengono rinchiusi in un ex manicomio per la paura del contagio e qui si manifesta tutto l’orrore di cui l’uomo sa essere capace. In mezzo a questo orrore però trovano spazio anche l’umanità e l’amore.

Le analisi sono state contrastanti; c’è chi non lo ha portato a termine, chi invece lo ha letto tutto d’un fiato, e chi ha provato disappunto per il fatto che l’autore non dia mai una spiegazione sul come e perché all’improvviso si presenti questa epidemia.

La crudeltà narrativa: la situazione igienica in cui si trovano i rinchiusi, la violenza che cresce sempre di più, l’istinto più bestiale che animale di sopravvivenza che prende il sopravvento; l’autore non pone filtri, non usa giri di parole, è schietto e diretto come un pugno allo stomaco.

La scelta di una narrazione “anonima” rende il libro universale e riesce a creare un contesto in cui il lettore si ritrova ad essere uno spettatore che osserva tutto dall’esterno e si affeziona ad alcune persone pur senza conoscerle realmente.

Il ritmo narrativo è incalzante, travolgente e conturbante. Le frasi lunghe, molto lunghe, in cui i pensieri si mescolano e si sormontano alle descrizioni, tengono incollato il lettore alle pagine, oppure ottengono l’effetto contrario: lo confondono e lo allontanano.

E’ un romanzo filosofico ma che fa soffrire e che riesce a raccontare l’umanità anche nella sofferenza collettiva. Sono tanti, infatti, i momenti di amore, condivisione e unità che nascono in mezzo alla drammaticità delle situazioni in cui si ritrovano i protagonisti.

                                                 Solve vincla reis                     Spezza i legami agli oppressi,
                                                Profer lumen caecis                rendi la luce ai ciechi,
                                                Mala nostra pelle                    scaccia da noi ogni male,
                                               Bona cuncta posce.                  chiedi per noi ogni bene.

                                                                              -Ave Maris Stella-

Prossimo appuntamento col GL mercoledì 16 febbraio.

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