13.04.2016

Mercoledì al cubo (17): La mia invenzione




“A volte se voglio accenderla
devo spegnere qualcosa.
Per farla andare al massimo
è bene avere qualcosa da guardare
tipo una finestra
o un libro.
E’ comoda questa invenzione
perché ti può seguire dappertutto:
in auto ad esempio produce pensieri
molto interessanti.
E’ utile
se vuoi capire meglio,
se vuoi dormire,
ma anche se vuoi sentirti più sveglio.”





La nota meravigliosa di questa rubrica è che ognuna di noi “legge” il libro scelto in maniera diversa. In ogni modo però, la lettura necessita di uno studio sull’argomento trattato. Abbiamo confermato più volte la potenza degli albi illustrati, la capacità che hanno di offrire spunti, riflessioni e temi. Osservare, sviscerare, smontare un libro: la copertina, il formato, la parole, le immagini. Il libro ti chiede tutto questo. E dunque, la lettura della bellissima poesia di Silvia Vecchini ha messo in moto ricordi e riflessioni.
Silenzio: dal latino silentium, derivazione di silēre: “tacere, non far rumore”. Il silenzio è una delle cose (si può definire cosa?) più versatili e intime che ci siano. Presente da sempre, snobbato da alcuni, osannato da altri, può essere sinonimo di intelligenza o di ignoranza. “Gli animali stesi sotto il sole e anche i nonni lo sanno usare benissimo; più spesso i grandi lo scacciano come una mosca.”


Il primo pensiero di “silenzio concreto” va alla scuola elementare. Si faceva il gioco del silenzio (Antonella, si fa ancora?), soprattutto quando la maestra doveva uscire dalla classe. Un alunno veniva chiamato alla lavagna e doveva segnare il nome di chi non rispettava il silenzio. Ovviamente lui era il più fortunato, perché aveva, anche se in maniera ridotta, la possibilità di proferire qualche parola. Bastava un colpo di tosse in più, un bisbiglio per chiedere la gomma al vicino di banco, una matita caduta a terra e zac! il tuo nome finiva sulla lavagna, bianco su nero. Ad ogni protesta una X sottolineava l’incapacità di rimanere zitto e fermo. Al ritorno l’insegnante dispensava complimenti alla “spia” e assegnava castighi ai ribelli. 


Il silenzio ci accompagna fin da piccoli; è meravigliosa la sua versatilità nelle situazioni che viviamo: dopo una festa, per esempio, dove si è circondati da suoni e rumori il silenzio rappresenta una coperta calda che protegge. E così ci si sente con le persone a cui si vuole bene: il silenzio crea intimità, soprattutto quando è sinonimo di pace.


Nel libro la bambina racconta il suo silenzio e spinge il lettore a ricercare, a sua volta, il proprio silenzio. La magica invenzione viene svelata solo alla fine, dopo averla descritta in tutte le sue molteplici forme. Perciò il testo, complici le illustrazioni, diventa un lungo indovinello. Abbiamo portato la storia nel nostro giro mensile nelle scuole materne. I bambini hanno ascoltato con attenzione, ma non sono mai riusciti ad indovinare quale fosse l’invenzione.
Il silenzio più bello che sperimentiamo col nostro lavoro accade, magicamente, poco prima di iniziare a leggere ai bambini. Dapprima tanti suoni, rumori, bambini che si muovono e che ridono, voci che si rincorrono; poi li richiamiamo, li salutiamo a voce vivace e ci sediamo. In mezzo a noi il leggio e il primo libro, pronto per essere aperto, ma solo quando il silenzio sarà assoluto. Quando accade, pare che tutti siano dove devono essere: noi, i bambini, i libri. 

Qui la versione di APEdario
Qui la versione di ScaffaleBasso

La mia invenzione
Silvia Vecchini, Maria Giròn
Edizioni Corsare
da 5 anni

Iscriviti alla newsletter

Siamo sempre attive! ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER per conoscere le attività in programmazione e scoprire nuovi libri.