17.09.2013

I dieci diritti del lettore

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… Per chi ancora non li conosce…


1. IL DIRITTO DI NON LEGGERE
– […] la maggior parte dei lettori si concede quotidianamente il diritto di non leggere […] Tra un buon libro e un brutto telefilm, il secondo ha, più spesso di quanto vorremmo confessare, la meglio sul primo. Inoltre, non leggiamo sempre. I nostri periodi di lettura si alternano sovente ad alcuni digiuni durante i quali la sola vista di un libro risveglia in noi i miasmi dell’indigestione[…]
Ma guardiamoci dall’associare […] il corollario secondo il quale ogni individuo che non legge dovrebbe essere considerato a priori come un potenziale bruto o un cretino assoluto. Poiché, così facendo, faremmo passare la letture per un obbligo morale e questo sarebbe solo l’inizio di una spirale che porterebbe poi a giudicare, per esempio, la “moralità” dei libri, in funzione di criteri che non avrebbero alcun rispetto per l’altra libertà inalienabile: la libertà di creare. A quel punto il “bruto” saremmo noi, per quanto “lettori”. E Dio sa se il mondo non è pieno di bruti di questa specie.[…]
Se possiamo tranquillamente ammettere che un singolo individuo rifiuti la lettura, è intollerabile che egli sia – o si ritenga – rifiutato da essa.
È una tristezza immensa, una solitudine nella solitudine essere escluso dai libri. Anche quelli di cui si può fare a meno.


2. IL DIRITTO DI SALTARE LE PAGINE
– Ho saltato delle pagine […]. E tutti i ragazzi dovrebbero fare altrettanto. In questo modo potrebbero buttarsi prestissimo su tutte le meraviglie ritenute inaccessibili per la loro età.[…] Un grave pericolo li minaccia se non decidono da soli quel che è alla loro portata saltando le pagine che vogliono: altri lo faranno al posto loro.
  
3. IL DIRITTO DI NON FINIRE IL LIBRO
– Ci sono mille ragioni per abbandonare un romanzo prima della fine: la sensazione del già letto, una storia che non ci prende, il nostro totale dissenso rispetto alle tesi dell’autore, uno stile che ci fa venire la pelle d’oca […] Inutile enumerare le 995 altre ragioni, fra le quali si debbono tuttavia annoverare la carie dentale, le angherie del capoufficio o un terremoto del cuore che ci paralizza la mente.
  
4. IL DIRITTO DI RILEGGERE
– Rileggere quel che una prima volta ci aveva respinti, rileggere senza saltare nessun passaggio, rileggere da un’altra angolazione, rileggere per verificare […]
Ma rileggiamo soprattutto in modo gratuito, per il piacere della ripetizione, la gioia di un nuovo incontro […]
“Ancora, ancora”, diceva il bambino che eravamo un tempo. Le nostre riletture di adulti nascono dallo stesso desiderio: incantarci di una permanenza e trovarla ogni volta così ricca di nuovi incanti.

  
5. IL DIRITTO DI LEGGERE QUALSIASI COSA
– […] Ci sono “buoni” e “cattivi” romanzi, molto spesso sono i secondi che incontriamo per primi sulla nostra strada e, parola mia, quando toccò a me, ricordo di averli trovati “belli un casino”. Ma sono stato fortunato: nessuno mi ha preso in giro… qualcuno ha solo lascito sul mio passaggio qualche “buon” romanzo guardandosi bene dal proibirmi gli altri. 

6. IL DIRITTO DEL BOVARISMO
– E’ questo, a grandi linee, il “bovarismo”, la soddisfazione immediata ed esclusiva delle nostre sensazioni:
l’immaginazione che si dilata, i nervi che vibrano, il cuore che si accende, l’adrenalina che sprizza, l’identificazione che diventa totale e il cervello che prende (momentaneamente) le lucciole del quotidiano per le lanterne dell’universo romanzesco…
E’ il nostro primo stato di lettori.
 

7. IL DIRITTO DI LEGGERE OVUNQUE
– Qualunque luogo è buono per chi ami la lettura… 

8. IL DIRITTO DI SPIZZICARE
– E’ la libertà che ci concediamo di prendere un volume a caso della nostra biblioteca, di aprirlo, dove capita e di immergercisi un istante, proprio perché solo di quell’istante disponiamo.
[…] Quando non si ha né il tempo né i mezzi per concedersi una settimana a Venezia, perché negarsi il diritto di passarvi cinque minuti?
 

9. IL DIRITTO DI LEGGERE A VOCE ALTA

– “[…]tornata a casa rileggevo tutto ad alta voce.
Perché?
Per la meraviglia. Le parole pronunciate si mettevano ad esistere al di fuori di me, vivevano veramente.[…]”

L’uomo che legge a viva voce si espone completamente.
Se non sa che cosa legge, è ignorante nelle parole, è qualcosa di penoso, e lo si capisce. Se si rifiuta di abitare la sua lettura, le parole rimangono lettera morta, e si sente. Se riempie il testo della sua presenza, l’autore si ritrae, è un numero da circo e si vede. L’uomo che legge a viva voce si espone completamente agli occhi che lo ascoltano.
Se legge veramente, se ci mette il suo sapere dominando il piacere, se la lettura è un atto di simpatia per l’uditorio come per il testo ed il suo autore, se egli riesce a far sentire la necessità di scrivere risvegliando i nostri più oscuri bisogni di capire, allora i libri si spalancano e in essi, dietro a lui, si riversa la folla di coloro che si credevano esclusi dalla lettura.
 

10. IL DIRITTO DI TACERE
– L’uomo costruisce case perché è vivo, ma scrive libri perché si sa mortale. Vive in gruppo perché è gregario, ma legge perché si sa solo. La lettura è per lui una compagnia che non prende il posto di nessun’altra, ma che nessun’altra potrebbe sostituire. […] 
Le nostre ragioni di leggere sono strane quanto le nostre ragioni di vivere. E nessuno è autorizzato a chiederci conto di questa intimità.

Tratto da
“Come un romanzo”

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